martedì 5 giugno 2012

Finalmente!!!


Dopo sei mesi di tentativi, a Tonin Marcu, autista di pulmino e padre di famiglia (quattro figli e uno in arrivo) di Ishull Letze, amico delle Suore Serve di Maria, è stato consegnato il suo “nuovo” pulmino di 18 posti in sostituzione dell’orribile catorcio con cui guadagnava il pane per sé e la sua famiglia trasportando bimbi delle scuole e persone “a tempo perso”.

Questo pulmino, ovviamente di “seconda mano”, è stato portato a Ishull dalla lontana Germania da suo cognato (davvero bravissimo!) dopo una serie di infruttuosi tentativi di acquistarlo a Tirana.
La nostra Associazione aveva devoluto €. 5.500 per la realizzazione di questo micro-progetto e il Sig. Marcu con €. 3.500 (principalmente per le “salate” spese doganali d’importazione).

Ora Tonin potrà lavorare con più serenità ma anche e soprattutto con maggior guadagno, sostituendo il vecchio catorcio di 13 posti (che abbiamo avuto occasione di “ammirare” in Aprile) , malandato e soprattutto costoso per le continue e onerose spese di riparazione, trasportando più persone a prezzi più adeguati, i bimbi delle scuole in condizioni più accettabili e spendendo meno per la manutenzione del mezzo.

Faremo pervenire il nostro grazie sincero al cognato (che per la verità non conosciamo) per la sua perizia e bravura, ma anche al Sig. Luciano, religioso laico dei “Marianisti”, che ha monitorato il buon andamento dell’intera faccenda e le nostre care amiche Suore Serve di Maria, che hanno seguito, per mesi, con cuore e tanta passione la fasi altalenanti di questa iniziativa coronata, alla fine, da positiva conclusione.

Il nuovo pulmino

Il Sig Tonin con la moglie













Carissimi Soci dell'Associazione "Sulle orme dei Servi-verso il mondo",
chiediamo scusa del ritmo lento non sempre causato dalla volontà, ma spesso
dalle circostanze e dalle realtà di vita. Come al solito noi siamo state bloccate dalle tecnologie... Comunque ieri pomeriggio è venuto il sig. Tonino con il nuovo furgone acquistato in Germania e portato dal cognato.

Insieme alla moglie egli è venuto per ringraziare e delegarci di ringraziare quanti hanno contribuito per la realizzazione del suo sogno. Il cognato, in Germania, non aveva più trovato il pulmino visionato in internet, rosso..., ha atteso alcuni giorni come era solito fare in altre circostanze, alla prima occasione di un furgone da 18 posti al costo di 5.000 € in condizioni decenti, lo ha acquistato e si è rimesso in viaggio. A Bari è stato bloccato per alcuni giorni e in attesa di poter pagare 3.500 € per la dogana. Poi finalmente in sede. Ora si fanno tutte le pratiche previste e cercheremo di aggiornarvi secondo le nostre capacità e possibilità.

Viene da considerare quante cose si devono mettere in conto quando si vuole far del bene. La conoscenza della realtà che a volte non corrisponde ai nostri ritmi e modi di concepire, la fiducia nelle persone, la fragilità umana e tante altre circostanze. Tutto poi viene premiato dal Signore che vede la nostra buona volontà comuque siano i risultati..

La gioia che la famiglia di Tonin prova in questo momento è il linguaggio che dice a noi di non aver paura di rischiare, ma donare con gratuità quello che è possibile e poi attendere dal Signore la Sua benedizione.. Il resto allaprossima perchè mi sfugge il tempo...
Con tanti e tanti ringraziamenti... e il desiderio di veder migliorate tante famiglie in particolare dove ci sono bambini in crescita vi assicuriamo la nostra preghiera. con simpatia, affetto, amicizia, stima ecc....

sr Gemma
la comunita di Ishull Lezhe



martedì 6 marzo 2012

Saluti dall'Uganda... e da Suor Giuditta!

Carissimi Soci dell'Ass.ne "Sulle orme dei Servi-verso il mondo",
mando resoconto della seconda parte della somma iniziale (€. 500) con poche (e poco significative) foto dell'acquisto di sementi, strumenti di lavoro e, sempre molto richiesti, piccoli animali.
Ci sentiamo in questo con voi "Sulle orme dei Servi".
Inoltre, parte importante del nostro impegno è quello di preparare altri a continuare sulle stesse Orme per restare vicini alle molte "croci".

Vi penso sempre con grande stima e riconoscenza.
Vostra sorella
Sr. Giuditta Andreazza M.S.M. - Missionaria in Uganda



Nelle foto: al lavoro negli appezzamenti di terreno affittati gratuitamente a persone povere e, talvolta, ridotte in stato di mendicità.




Sotto: Il latte di una capra per una numerosa nidiata di bimbi.

domenica 22 gennaio 2012

Bolivia. Il viaggio di Stefano.

TURISTI A LA PAZ
L’aeroporto di La Paz si trova nella zona di El Alto, a una decina di chilometri dal centro e a 4050 sul livello del mare. Molti turisti arrivano in Bolivia da qui. Nei paesi poveri, le città con un alto numero di turisti internazionali tendono ad essere i luoghi attraverso cui filtrano le idee, le mode, gli stili di vita del mondo ricco. A La Paz sembra non essere così. Come tante gocce d’olio in un contenitore d’acqua, i molti turisti che passano dalla capitale non sembrano mai contaminare la popolazione boliviana.
I turisti, di ogni fascia di età ma tutti con atteggiamenti, modi e costumi di stile giovanilistico, contrastano con la popolazione locale, ancorata fortemente alla realtà indigena. Un sessantenne turista nordamericano non veste in maniera molto diversa da un suo conterraneo ventenne, pratica più o meno lo stesso tipo di turismo, visita più o meno gli stessi luoghi suggeriti dalla guida Lonely Planet, frequenta gli stessi ristoranti “tipici” e acquista la stessa paccottaglia stereotipata.
La popolazione locale, pur relazionandosi coi ricchi stranieri all’interno dei mercati, negli hotel o nei bar, mantiene nettamente distinta la propria identità. Il vecchietto boliviano veste e si comporta da vecchietto, tanto quanto il giovane boliviano veste e si comporta da giovane.
Se la retorica indigenista del presidente Morales non ha risolto i tanti problemi del paese, ha sicuramente contribuito a rafforzare l’orgoglio di molti boliviani nei confronti della propria identità e della propria tradizione.
DANZE A ORURO
La città di Oruro si trova a 3700 metri sull’altipiano meridionale. Nella storia la sua fama è dovuta alla presenza di numerose miniere. Oggi è importante per il suo carnevale, che pare essere uno dei più belli del mondo. La vita dei suoi abitanti si divide tra la l’inferno della miniera, nelle migliaia di budelli scavati nei secoli sotto le fredde montagne dell’altipiano e la gioiosità delle danze.
Per lo standard boliviano, il minatore gode di una retribuzione mediamente buona e di un’aspettativa di vita mediamente corta. Sembra essere questo uno dei motivi della bassa capacità di risparmio di questi lavoratori. Gli alti salari vengono dilapidati immediatamente, in maniera incomprensibile per un europeo. Il minatore segue la logica per cui, se a causa delle condizioni della miniera la sua vita sarà breve, non ha senso metter via denaro, gli conviene spenderlo tutto subito.
Il tempo che non si dedica al lavoro viene impiegato nelle manifestazioni sindacali e sociali e nelle prove del carnevale. Quasi ogni giorno si tengono cortei, sfilate e manifestazioni rivendicative delle diverse categorie di lavoratori e di cittadini e ogni giorno nella piazza sottostante il santuario della Virgen del Socavon, gruppi di studenti, di giovani e di adulti, si allenano insieme nella danza, nelle configurazioni e nei suoni della quale si concretizza l’atmosfera di un carnevale quotidiano.
Manifestazioni sindacali e danze tradizionali sembrano mosse dallo stesso spirito e si integrano a tal punto che, spesso, per un visitatore esterno è difficile distinguere un corteo di lavoratori da una sfilata danzante.
Lo spirito dionisiaco del carnevale dura tutto l’anno e sembra voler controbilanciare la durezza e la tristezza di una vita spesa a scavar buchi sotto terra.


BAMBINI ORFANI IN GITA A UYUNI
La Gota de Leche è un orfanotrofio di Oruro. Le biografie dei bambini ospiti disegnano la mappa di un piccolo inferno dell’infanzia. La struttura è stata costruita con il contributo di organizzazioni internazionali ed il personale si prende amorevolmente cura dei piccoli boliviani in un contesto di grande dignità.
Il Salar de Uyuni è una delle principali mete dei turisti. Un immenso lago salato sull’altopiano a otto ore di strada da Oruro.
Un freddo sabato di agosto, Gabriele, un volontario italiano, assieme ad alcune educatrici, organizza una gita al Salar con una trentina di bambine e bambini. Si viaggia di notte in autobus e si visita il lago salato a bordo di quattro fuoristrada.
I bambini un po’ più grandi si prendono cura dei più piccoli, nessuno si lamenta e tutti si attengono con rispetto e puntualità alle indicazioni delle educatrici. Nel grande deserto di sale ascoltano con interesse le spiegazioni della guida e inseguono con curiosità gli spostamenti delle vicugne. Poco lontano, un gruppo di lavoratori con la faccia bruciata dal sole estrae il sale a colpi di badile.
Dietro i pochi anni di ciascuno di questi bambini si cela la realtà di un disastro familiare, un breve passato che nessuno vuol ricordare.
Nella solidarietà di un’esperienza collettiva, nella magnificenza di un paesaggio straordinario, nella potenza dell’esperienza estetica, si intuisce la promessa di un futuro per il quale anche la vita del più povero orfano di Bolivia può trovare un senso e un’attesa di felicità.


TAZEBAO A COCHABAMBA
Al centro di plaza 14 de septiembre di Cochabamba, si trovano alcuni tazebao, sui quali, ogni giorno, vengono affisse le pagine dei principali giornali nazionali, glossate a pennarello dai gruppi di opposizione con sintetiche e taglienti frasi di commento. Le notizie riguardano sia la politica nazionale che quella internazionale. Il commento e la critica hanno chiaramente l’obbiettivo di smascherare le bugie, di evidenziare le reticenze o di disvelare le ipocrisie attraverso cui, i giornali del paese tendono a formare l’opinione pubblica.
Attorno ai tazebao staziona costantemente un nugolo di persone che, cogliendo l’opportunità di leggere gratuitamente la rassegna stampa, ne assume contemporaneamente la critica, scritta con pennarelli colorati e con la sottile ironia che spesso rivela la realtà nascosta sotto la retorica giornalistica.
Dal punto di vista dello sviluppo delle capacità di analisi della popolazione, il sistema pare molto più efficace della esondante massa di informazione che tracima dalle televisioni e da internet nei paesi ad alto tasso di sviluppo, la quale, in molti casi, come un’alluvione non lascia che una spianata di fango informe nelle coscienze.
Ogni cittadino di Cochabamba che si trovi a passeggiare nel centro della città può, invece, fermarsi a consultare liberamente l’informazione dei giornali, leggerne la critica tracciata a pennarello e commentarla con i presenti.


EL LINDE DE COCHABAMBA
Nel quartiere di Linde, all’estrema periferia della città, mi sono quindi recato a conoscere e a visitare il “taller” (laboratorio) tessile di prodotti di artesania (artigianato) intitolato a p. Josè Sartori, Servo di Maria, amico nostro, recentemente scomparso, che ha dato un forte impulso alla sua costituzione e che l’ Associazione di volontariato “Sulle orme dei Servi-verso il mondo”, di cui faccio parte, ne sostiene l’attività. Il mio obiettivo era vedere, capire, suggerire e riferire ai Soci in Italia circa l’andamento dell’attività del laboratorio stesso e anche “prelevare” dei capi di vestiario già pronti per essere portati in Italia. In questo laboratorio lavora un gruppo di donne di mezza età, tutte con figli da mantenere e per lo più prive dell’aiuto del marito, di umilissima, se non di povera condizione economica, che realizzano scialli e maglioni con le tecniche tradizionali e con l’ausilio di alcune macchine utensili acquistate con il nostro contributo. I loro prodotti vengono poi distribuiti anche in Italia, nei vari mercatini organizzati dall’Associazione.
Il laboratorio, oltre a garantire alle “madres” il principale cespite di reddito, consente loro di incontrarsi regolarmente per il lavoro e socializzando buona parte del proprio tempo, costituiscono una piccola comunità di fini, che consente loro di reagire all’abbandono e alla solitudine, situazioni alle quali sono spesso condannati i poveri nelle periferie delle grandi città boliviane.


ARCHITETTURA COLONIALE A SUCRE E ARGENTO A POTOSI’
All’interno dell’ex cappella dei gesuiti di Sucre fu proclamata l’indipendenza della Bolivia. La città, dichiarata patrimonio dell’umanità dall’UNESCO, ha una struttura a griglia di bianchi edifici coloniali.
Nella chiesa francescana della Recoleta, un coro intagliato raffigurante i martiri crocifissi a Nagasaki nel 1595, ricorda quanto la città fosse connessa col resto del mondo al tempo della dominazione spagnola.
Il centro dell’interesse turistico di Potosi è la Casa Nacional de Moneda, costruita a metà del 1700 per stampare le monete coloniali. Il Cerro Rico, che fa da sfondo alla città, fu la più grande miniera d’argento del continente ed è la ragione per cui questa città, che ai tempi del suo massimo splendore raggiunse i duecentomila abitanti, venne costruita in questo luogo, a oltre 4000 metri sul livello del mare.
Ancora oggi cooperative e singoli minatori ne scavano le viscere alla ricerca dell’argento residuo. Le agenzie turistiche, nell’intento di sfruttare la fama di Potosi, offrono visite guidate all’interno delle miniere. La terribile condizione del minatore viene così trasformata in un’esperienza turistica.


MARCIA INDIGENA
Sugli autobus, i notiziari delle radio parlano in continuazione della marcia indigena. Migliaia di boliviani appartenenti alle comunità indigene chiedono di fermare i lavori di costruzione della strada che dovrebbe collegare i porti brasiliani dell’Atlantico con la costa del Pacifico, attraverso chilometri di foresta boliviana. Le comunità chiedono il rispetto della terra dei loro avi e, con essa della loro identità. Il governo del presidente Morales si trova così lacerato tra l’impegno verso la propria base elettorale ed un consenso fondato sull’orgoglio indigeno da una parte e gli accordi col Brasile e la sfida dello sviluppo dall’altra.
Le strade fanno transitare le merci, favoriscono i commerci ma alterano lo stile di vita tradizionale e l’economia locale. Le merci sono il veicolo attraverso cui penetra uno stile di vita diverso e questo, per le popolazioni indigene è un elemento che confligge con la difesa della propria identità. Tutti questi aspetti sembrano molto chiari nella coscienza dei boliviani.
Seppur la storia, la cultura e il livello di benessere collochino la Bolivia in una situazione molto diversa da quella europea, anche qui, la contraddizione tra esigenze dello sviluppo e bisogno di difesa della propria identità rimane un grande problema irrisolto. L’autostrada che attraversa la foresta boliviana come l’alta velocità Torino Lione, gli indigeni come i No Tav, rendono manifeste in tutto il mondo l’invasività e la violenza intrinseche all’ideologia dello sviluppo.
PRETI
I padri serviti di Oruro hanno attraversato l’ultimo mezzo secolo di storia boliviana nel contatto quotidiano con la parte più povera della popolazione. Gestiscono un comedor popular e una clinica nei pressi del santuario della Virgen del Socavon. Guidano la vita pastorale dedicando particolare attenzione alle attività sociali della comunità. Lontani dai riflettori del mondo, mostrano di conoscere la realtà indigena molto meglio dei tanti editorialisti ed opinionisti che scrivono sui giornali.
Sull’altipiano, l’adesione al cristianesimo della popolazione rimane mescolata alla millenaria tradizione religiosa andina. L’arduo lavoro di rielaborazione del cristianesimo, che questi padri operano sopra un tessuto di valori profondamente radicato nella storia indigena, richiama la sofferta bellezza di quelle chiese, costruite qualche secolo fa in molti angoli della Bolivia, dove lo stile europeo veniva reinterpretato con i materiali e la manodopera del luogo, dando origine al meraviglioso ed originale stile barocco meticcio.


Venezia, autunno 2011

Stefano Boschini


Nelle foto sopra: Madres del taller "P. Josè Sartori" di Linde-Cochabamba al lavoro.

lunedì 2 gennaio 2012

Un nuovo (riuscitissimo!) micro progetto: Students' self help project

Carissimi amici, fraterni saluti da sagai.
Oggi ho ricevuto alcune foto e un report da Kilanthur. Vi mando.
P.Felix mi ha detto che alcuni giorni fa' ha mandato a voi alucne foto e un report. Fatemi sapere se avete ricevuto o no.
Vi auguro buon Natale e felice anno nuovo.
Salutatemi tutti soci.

Fraternamente, Sagai


My Dear Sagai,
I am fine and wish you every joy and happiness. At last I am able to send these few lines along with the photos and a small report on the petty shop. Hope all goes well there. Wish you every Joy and happiness during this period of Christmas. May the Year to come bring Joy Blessings from the Lord.

Take care. john


Riceviamo e pubblichiamo volentieri quanto ci è ultimamente pervenuto dalla Parrocchia dei Servi di Maria di Kilnathur (Tamil Nadu-India).


ARPUTHA MATHA SERVITE COMMUNITY
SELF HELP PROJECT – INTERIM REPORT
August 2011 to December 2011.

Project Title: Arputha Matha Students’ Petty Shop
(Stationary and Childrens’ Fancy)

Project Target group: St. Xavier’s High School Poor Students
Project Location: St. Xavier’s High School, Kilnathur, Tiruvannamalai

Total Project Fund: 1,50,000.00

Applicant: The Prior and Correspondent,
Arputha Matha Servite Community,
Kilnathur, Thiruvannamalai, Tamil Nadu.

Project legal holder: Rev.Fr. Savariappan osm
Vicar Provincial

It is with great enthusiasm and desire the Self help Project for the students began on 20th August 2011 with the financial Assistance of “SULLE ORME DEI SERVI” group.
The Servite community is really grateful to “Sulle orme dei Servi-vesro il mondo” for the realization of this wonderful expression of service.
The Petty Shop is maintained by the students themselves with the animation of Mrs. Glory, a dedicated teacher in our School. There are 4 students who serve in the Shop taking tern among themselves. They themselves take initiatives for purchasing and selling the goods for reasonable prices. The shop is not expected to yield much profit but to fulfill the directives of the Object proposed and to teach the students to stand on their own.
Until now the students are enjoying the benefit of this shop. They feel the blessing of this shop and procure their study materials from here. Monthly statements of accounts are verified and signed by the responsible. We will send financial report separately in the next few weeks.
The Community, the Teachers and the students of St. Xavier’s High School are really grateful to “Sulle orme dei Servi-verso il mondo” Association for this blessing.
We wish a Merry Christmas and a Prosperous New Year, 2012.

With Gratitude and Prayers.
Fr. John Roncalli osm.
Fr. Adam osm



COMUNITA’ SERVITANA ARPUTHA MATHA
PROGETTO DI AUTO SOSTEGNO–REPORT TEMPORANEO
Agosto - Decembre 2011.


Nome del progetto: ”Negozietto” degli studenti della Scuola Arputha Matha
(Stationary and Childrens’ Fancy)

Fruitori del progetto: Studenti indigenti della St. Xavier’s High School

Luogo del Progetto: St. Xavier’s High School, Kilnathur, Tiruvannamalai

Costo del progetto: Rupie 150,000.00 (€. 2.300 circa )

Richiedente: Il Priore della Comunità Servitana Arputha Matha,
Kilnathur, Thiruvannamalai, Tamil Nadu.

Responsabile legale del progetto: Rev.Fr. Savariappan osm
Vicario Provinciale

E’ con grande entusiasmo e volontà che l’auto-progetto a favore degli studenti ha iniziato in data 20 Agosto con l’assistenza finanziaria dell’Associazione “Sulle orme dei Servi-verso il mondo”. La comunità Servitana tutta è sinceramente riconoscente a questa Associazione per la realizzazione di questa splendida espressione di servizio.
Il “Petty Shop” (“negozietto”) è gestito dagli studenti stessi con la direzione della Sig.na Glory, una insegnante impegnata nella nostra Scuola.
Ci son quattro studenti che accudiscono al “negozietto”alternandosi tra di loro. Essi stessi prendono l’iniziativa per acquistare gli articoli di merce e venderli a prezzi ragionevoli . Il “negozietto” non ha lo scopo di far fruttare un buon guadagno, ma di cogliere la finalità dell’obiettivo proposto ed insegnare agli studenti di gestirsi in autonomia.
Fino ad ora gli studenti stanno apprezzando i benefici consentiti da questo “negozietto”.
Essi apprezzano la fortuna di questa realtà e si procurano qui i loro materiali didattici .
Mensilmente i rendiconti contabili sono controllati e sottoscritti dalla responsabile. Vi invieremo i reports contabili entro alcune settimane in forma separata.
La Comunità, gli Insegnanti e gli studenti della Scuola S. Saverio esprimono la loro gratitudine all’Associazione “Sulle orme dei Servi-verso il mondo” per questo “dono del cielo”. Vi auguriamo un Felice Natale ed un Prospero Nuovo Anno.


Con Gratitudine e Preghiere.
p. John Roncalli osm.
p. Adam osm



domenica 4 dicembre 2011

Noi ancora in Uganda...

Questa nostra quarta visita in Uganda ha quasi il sapore di un grandioso inno alla tenacia femminile, alla grandezza delle donne che abbiamo incontrato, al loro camminare a testa alta nonostante il difficile cammino incontrato.
Noi tre del Regnum Mariae (Anna, Margherita, Esther) siamo state ancora ospiti dei nostri fratelli a Jinja e qualche giorno a Kisoga.
Sono sempre loro, p.Giuseppe, p.Robert, p.Tadeo, p.Rajkumar, p.Francis, che con fraterna discrezione ci inseriscono a poco a poco nella vita e nelle usanze dei villaggi e della cittadina di Jinja o di Kisoga. E con loro possiamo poi tornare a dialogare, a confrontarci sulle realtà incontrate, a riflettere insieme con lo sguardo verso un altrove lontano e misterioso, coscienti che la diversità ci sovrasta e ci arricchisce.

Queste lunghe conversazioni coi fratelli mi fanno ritornare ai nostri inizi nelle Filippine, quando nelle notti stellate, P.Tarcisio e p.Luigi approfittavano dei dopocena per descriverci la costellazione più visibile, ma soprattutto per parlarci della vita filippina e del proprio amalgamarsi in quella cultura.
A Jinja non è la notte ad ispirarci ma è sempre il maestoso Nilo a stuzzicare le nostre conversazioni.

Ora le vere protagoniste di questo articolo e della nostra visita sono le donne: Betty, Grace, Veronica, Hellen, Juliana, Leonard, Florence, Agnes, sr.Giuditta, sr.Gemma, Alba Sara…e tante altre dell’OSSM o del villaggio o amiche e collaboratrici e sconosciute che in qualche modo si rivelano… Ognuna con la sua dura storia e con la capacità conseguente di reagire e di costruire per il futuro.
Betty di Jinja fa la sarta, aiuta i poveri, frequenta l’OSSM. Aveva programmato un micro progetto con l’Associazione “Sulle orme dei Servi verso il mondo” per comprare almeno un paio di macchine da cucire, attrezzate a dovere. E così ha fatto. Appena ricevuto il contributo si è consigliata con una signora esperta presso la quale già lavora e, con l’aiuto fraterno di P.Xotta e P.Kyeyne, si è recata a Kampala per comprare le macchine.
Ne ha scelte due ed è rimasta soddisfatta perché potrà così realizzare il suo sogno: aprire un piccolo laboratorio di sartoria a Jinja, insegnare cucito e dare lavoro ad altre ragazze. Conta di tenere in Banca i pochi euro rimasti, per organizzare al meglio il lavoro futuro.
Così ha fatto anche Florence a Bulaga , villaggio piccolissimo non tanto lontano da Kisoga. Con il contributo per il suo microprogetto ha comprato numerose altre cose da vendere nel suo negozietto di generi alimentari. Quando abbiamo visto per la prima volta la sua casetta, già visitata più volte dai ladri, il negozietto conteneva soltanto un po’ di riso, di pasta, di quaderni anche stropicciati, di detersivi, di saponette. Questa volta, mentre stavamo per lasciare l’Uganda, Florence aveva già fatto in tempo a procurarsi altri generi e anche vestiti usati (comprati al mercatino grande di Mukono) per poi rivendere il tutto, guadagnarci un po’e far crescere il piccolissimo villaggio.
Sr.Giuditta a Kisoga, continuamente vicina ai poveri, anziani ma soprattutto a donne e bambini anche con problemi di aids, cerca di inventare tutte le soluzioni possibili per lottare contro la miseria e, col piccolo finanziamento dell’Associazione “Sulle orme dei Servi”, ha comprato diversi maialini e capre per le famiglie, pianticelle da coltivare, fagioli e arachidi sempre da piantare e pagherà l’affitto per l’ orto di una famiglia .

Questi sono soltanto alcuni piccoli esempi. Ma siamo in sintonia con quello che sta succedendo nella società più vasta perché l’impulso innovativo e trasformativo delle donne, nella società del sec. XXI, è stato riconosciuto anche dalle Nazioni Unite: il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo del millennio è stato posto in stretta relazione con l’avanzamento della condizione femminile nel mondo.
Secondo Rachel Mayanja, Consigliera Speciale di Ban Ki moon per le tematiche di genere e per la promozione della donna, “ si è costruito un consenso mondiale attorno all’idea che l’empowerment delle donne sia lo strumento più efficace per lo sviluppo e la riduzione della povertà e che i restanti ostacoli all’uguaglianza di genere possano essere superati”.

L’Africa è vastissima ma proprio nei tantissimi piccoli villaggi possono sorgere e diffondersi esperienze innovative per lo sviluppo e la crescita di un paese.
Certo che la formazione gioca un ruolo rilevante per sostenere una presenza attiva delle donne nello sviluppo socio-economico del proprio territorio. E’ provato che da un più elevato grado di istruzione delle donne deriva maggior benessere sociale.
Anche il nostro fratello P.Giuseppe Xotta sostiene con forza questo principio.
Di fronte ai nostri racconti sulle violenze subite dalle ragazze e dalle donne incontrate in alcuni villaggi, ribadiva fortemente e col peso dell’Africa nel cuore, che occorre convincere ragazze e donne a studiare, a trovare vie e modi per uscire dal piccolo villaggio e raggiungere una qualche forma di scuola e di istruzione. E non solo, ma anche ridurre la loro vulnerabilità e l’esposizione ai rischi per la salute. Certo questi principi valgono per tutti, uomini e donne, ma si sa che per le donne non sono certo scontati.
In un incontro con il nostro piccolo gruppo di donne giovani e meno giovani abbiamo assistito con gusto ad un piccolo ma intenso dibattito sulla nostra identità di laiche che “si donano” per la chiesa e per il mondo.
Qualcuna si esprimeva quasi per un adeguamento alle usanze del comune sentire e per un bisogno di protezione accettando di indossare segni e simboli della cattolicità locali e non. Ma con molta forza si è elevata la voce di quelle che hanno esortato al coraggio, alla capacità di spiegare e di esprimersi per quello che si è, senza vergogna. La vergogna è un retaggio antico e senza fondamento razionale.
Non occorrono etichette, siamo come tutti i cristiani: lievito nascosto nella massa.
L’art.60 delle nostre costituzioni ci esorta a sostenerci reciprocamente in questo cammino quotidiano senza inutili paure.

Mentre sto scrivendo questo articolo sto pensando alle tre donne (due liberiane e una yemenita) che, non molti giorni fa, hanno ricevuto il Premio Nobel per la pace. Anche questo è una conferma di un “risveglio” che è fortemente voluto dalle donne e che rappresenta uno slancio potente verso l’affermazione delle libertà civili in contesti alquanto refrattari.
Le vorrei nominare tutte e tre quasi a metterle, con pochissima modestia, vicino alle nostre tre che ho citato poco sopra e alle tante altre!!! Sono: Ellen Johnson-Sirleaf, presidente della Liberia, che ha tirato fuori il paese dal disastro di una guerra civile durata ben 14 anni; Leymah Gbowee, avvocatessa e guida del movimento Women of Liberia Mass Action for Peace, che lanciò la spettacolare azione di “sciopero sessuale”; Tawakul Karman, giornalista e fondatrice dell’Associazione Woman Jiournalists without Chains che lotta per i diritti delle donne e la libertà di espressione nello Yemen.
Mi piace ora concludere con le parole che Angelo Turco ha scritto su “Nigrizia” ( novembre 2011):
“…il premio rappresenta un riconoscimento alle donne d’Africa e a tutte le donne del mondo, per l’apporto che esse danno, non solo alla quotidianità familiare come lavoratici, come mogli, come madri, ma anche al miglioramento e talvolta persino a un radicale risanamento della qualità sociale attraverso il metodo riflessivo che è il loro, impregnato di mediazione, di moderazione, di tolleranza, di generosità e persino aperto alla decisione risolutiva, ove necessaria”.

Margherita Palazzi


































































Tempo di saluti e ringraziamenti...


Carissimo Soci dell'Associazione "Sulle orme dei Servi",
Le 500 euro sono diventate in un momento favorevole 1,900,000 Uganda shilings. Siamo a quota 1, 050,000 e vengo a mandarvi la lista delle famiglie che hanno beneficato del vostro interessse e della vostra solidarieta’.
Alcuni, vi ringraziano della foto, tutti vi ringraziano con riconoscenza al Signore. Vedo questa una via sicura per camminare sulle “orme dei servi”. Vi ringrazio per darmi la possibilità di venire incontro a tante necessità, sopratutto per dare a queste persone la copacità di uscire, anche se in misura limitata, dal cerchio della dipendenza e cominciare a credere nella possibilità di migliorare. Mi sento orgogliosa di voi e raccomando le vostre preoccupazioni alle preghiere efficaci di queste persone. Mi ricordi con affetto ai nostri amici Gallina. La vergine madre e i santi tutti ci guidino sempre.
Con riconoscenza e stima.
Sr. Guiditta M.S.M





































































































































































































Mi sento orgogliosa di voi e raccomando le vostre preoccupazioni alle preghiere efficaci di queste persone. Mi ricordi con affetto ai nostri amici Gallina. La vergine madre e i santi tutti ci guidino sempre.




















































































Con riconoscenza e stima.










































Sr. Guiditta M.S.M










































domenica 23 ottobre 2011

TAMIL NADU: AGOSTO 2011: appunti e riflessioni di viaggio (L'autore è Riccardo)




Finalmente riesco a riprendere in mano il blog!
Ci siamo lasciati il giorno prima della mia partenza per l’India. Il lungo viaggio di ritorno (praticamente 40 ore di veglia tra spostamenti in bus, attese, aerei, …) mi ha lasciato parecchio frastornato e riprendere a lavorare il lunedì successivo ha messo la ciliegina sulla torta. Dopo quasi 20 giorni immerso dalla punta dei piedi a quella dei capelli nella strabordante Umanità indiana, toccare terra di nuovo é stato veramente sorprendente… il giorno dopo il ritorno sono riuscito a fare una passeggiata per il mio paese e la diversità di colori, odori, suoni mi ha spiazzato almeno quanto mi aveva spiazzato il tuffo nel caos fuori dall’aeroporto di Madras.


Ma cosa ho portato a casa da questa esperienza in India a seguito di “Sulle Orme dei Servi” con gli amici Michele, Maria, Silvia, Michele di nuovo, Franco ed Enrico? Un bagaglio carico di emozioni, quasi 2000 foto, tantissimi aneddoti e un po’ di sano fundraising e project management per la cooperazione allo sviluppo! Andando nel dettaglio:



- non puoi cercare di paragonare un mondo così diverso col nostro. L’unica cosa che puoi fare é lasciarsi rapire da tutto quello che capita a te e a quel che c’è attorno a te.



-il traffico indiano è come un giro in ottovolante: ti terrorizza e ti esalta.



- crescita: qui stiamo implodendo, lì stanno esplodendo.



-il mio stile di consumo fa schifo!



-le scimmie indiane sono aggressive, specie se vuoi far loro una foto …da vicino!



- la comunità e le microcomunità sono il cuore del mondo. Strategie e strumenti finanziari mondiali vengono dopo il senso e la pratica dell’appartenenza al proprio contesto. Ripartiamo dal vicinato!



- andare ad “aiutare” non va bene: non siamo capaci di comprendere e decifrare le dinamiche di microeconomia (sistema-villaggio) che imperano. Piuttosto si può affiancarsi a chi ha delle proposte e vuole cambiare la propria condizione. Ma la proposta deve esserci, e non va suggerita.



- “Sulle Orme dei Servi” ha fatto una scelta coraggiosa per una piccola organizzazione non profit: cofinanziare progetti di microimprenditorialità di singoli individui. Simile al microcredito, con la differenza che non c’è calcolo di interessi e che la persona finanziata contribuisce per il 15-20-25% al progetto. Questo andando di persona a controllare i progetti (come abbiamo fatto con questo viaggio) e facendo riferimento all’ordine mendicante dei “Servi di Maria”, che però non hanno alcun rapporto contrattuale e funzione operativa rispetto al buon andamento del tutto, ma come osservatori che possono segnalare e garantire “moralmente ” verso l’associazione le persone che potrebbero cogliere questa opportunità e come mediatori culturali integrati totalmente nella propria comunità.



- il cibo indiano é così piccante che può bruciare. Ma alla seconda colazione con riso, chapati, verdure e pollo speziati non ci fai più caso, e le tue mani sono molto più pratiche delle posate.



- “Sulle Orme dei Servi” raccoglie 15000-20000€ all’anno con:
- 5 per 1000
- donazioni su progetti o aree geografiche (es: Tamil Nadu, Bolivia, Mozambico)
- quote associative
- mercatini di solidarietà (anche nel Tamil, abbiamo visitato i produttori locali, comprato la loro merce al giusto prezzo di mercato, ora rivendiamo tutto qui in Italia su offerta minima e tutto il ricavato torna sui progetti)
- volontariato (preme sempre ricordarlo: un soldo risparmiato é un soldo guadagnato e un volontario affezionato é un tesoro custodito… l’associazione per il viaggio in India, come per tutti gli altri viaggi, non spende un centesimo di euro, tranne che per i propri progetti. Tutto é rimesso, anche economicamente, alla voglia dei partecipanti di fare un’esperienza nuova e coinvolgente, contribuire con le proprie energie e il proprio tempo, con le proprie risorse).



- Ganesh ha un mito interessante ed é veramente simpatico: per forza tutti lo vanno a salutare appena arrivano nei templi!



Tornerò in India. Ci ho lasciato un pezzo di cuore, quella che mi sono portato via non mi basta! ;)



Wanakkan !